I testi del CDRC

Piero Gobetti, "Elogio di Farinacci",
9 ottobre 1923, La rivoluzione liberale, II, 30



Vogliono ammazzare il fascismo. Lo fecero servire per un anno a ricreare le fantasie, a ristorare gli spiriti e a satollare i corpi. Ora, basta. Il fascismo ha una gran colpa: è ancora troppo intransigente, troppo serio per gli italiani; impone di credere ad una parte politica e di prenderne le responsabilità. Invece gli Italiani hanno una giusta stima del proprio ingegno e della propria versatilità e sorridono all'idea di essere sinceri ed onesti. Piacevoli maestri di trasformismo, ideatori fecondissimi di varie combinazioni personali, sanno esattamente quanto le astuzie e i giochetti riescano più pratici e accessibili che le noiose intransigenze. Se a noi, ostinati nemici della prima ora sono riconosciuti legittimi diritti di paternità verso il Fascismo (almeno perché gli regalammo, nella polemica, qualche dottrina valida a ricoprire pudicamente la sua vergognosa povertà) tutta la useremo a difenderlo con franchezza. Farinacci ha scolpito la situazione in queste brutali parole: "Una corrente alimentata da opportunisti ed affaristi vorrebbe creare il mussolinismo intorno al Duce per isolarlo dal fascismo." Ci sono troppi opportunisti: Baroncini e Farinacci sono uomini. Si può non veder chiaro nelle loro cooperative e nei loro affari; certo hanno continuato, ingigantito il parassitismo rosso. Ma i veri affaristi sono quelli che si godono gli stipendi a Roma fabbricando teorie. I veri affaristi sono gli intellettuali; non questi semianalfabeti che scrivono gli articoli sgrammaticati, ma sanno tenere la spada e il bastone in mano. Se un fascismo potrebbe avere per l'Italia qualche utilità esso è il fascismo del manganello. Farinacci e Baroncini difendono delle posizioni personali illegittime, ma conquistate col sacrificio e coi muscoli: dietro di essi ci sono 100.000 giovani che al fascismo non hanno chiesto di guadagnare o di risolvere il problema della propria disoccupazione; ma vi hanno portata la loro esasperata aberrazione, la repugnanza per i compromessi e gli opportunismi. Noi dobbiamo rispettare in questa ignoranza e in questa barbarie un senso di dignità e una prova di sacrifizio. I teorici di Roma sono di tutt'altra razza, vorrebbero guadagnare posizioni ugualmente redditizie scrivendo  articoli e confondendo concetti. Ma essi non hanno nulla da insegnare agli italiani: Farinacci e Baroncini sono più colti, cento volte più colti di Massimo Rocca, come un ragioniere è cento volte più colto di un ex anarchico.
 

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